Realizzo sculture tridimensionali con diverse pieghe pop-up, semplici leporelli con inserti non incollati, ottenendo pagine che si aprono e si chiudono, originando piccole sculture da viaggio.
Oltre i libri d’artista e lavorare con la fiber art ho bisogno di sperimentare altri modi di creare. Sto utilizzando molto il cartoncino colorato, materiale considerato poco artistico, impiegato soprattutto nell’ambito scolastico, che tuttavia riserva piacevoli sorprese.
Costruzioni che si compongono e scompongono, su più piani e profondità, colori che si intersecano uno nell’altro, quadrati, anelli, figure piane che diventano un oggetto astratto.
Giocare è una cosa seria
Sono parole di Bruno Munari che condivido, io gioco e mi diverto con le mie carte ed i miei colori, ma è un lavoro ed il lavoro, anche se divertente, è una cosa seria.
Seri sono anche i miei appunti sui diari immaginari, una raccolta di pensieri tradotti in immagini, che quotidianamente, proprio come in un diario, vengono “annotati” su quasi trecento pagine. Utilizzo la tecnica del pochoir con stampa monocromatica, un filo immaginario li collega e crea una lunga storia che si sviluppa toccando avvenimenti che mi hanno colpito in particolar modo.
È il mio mondo immaginario, ma nel contempo un mondo molto reale.
Carta, cartoncino, stoffa, ago, filo, colori, sgorbie, sono i materiali che mi permettono di lavorare e di lasciar libera la mia fantasia e creatività.
Ho uno studio piccolino, ma sufficiente.
È accogliente, pieno di libri, una grande finestra a tetto, tre tavoli, due torchi, una pressa. Quando mi siedo al mio posto di lavoro riesco ad isolarmi nel mio mondo. Posso star seduta delle ore senza che il tempo che trascorre mi pesi rendendomi felice di questa scelta di vita.